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Tra menopausa e il rischio Alzheimer esiste un collegamento?

Tra menopausa e il rischio Alzheimer esiste un collegamento?

L’ippocampo, la struttura cerebrale che forma la memoria a lungo termine ed è responsabile dell’orientamento spaziale, è influenzato nelle donne dagli estrogeni, che tendono a sfavorire il suo utilizzo. Lo afferma una ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche-Ibbc, finanziato dall'Associazione americana per la malattia di Alzheimer e pubblicato sulla rivista Progress in Neurobiology.

Secondo i ricercatori un fattore di rischio per lo sviluppo dell’Alzheimer potrebbe essere legato proprio al livello di estrogeni associati alla menopausa. Il minor uso dell’ippocampo è infatti alla base di una vulnerabilità maggiore agli effetti dell’invecchiamento cerebrale, come la riduzione di volume e la formazione di placche.

In menopausa assistiamo al calo degli estrogeni, fatto che determina una maggiore vulnerabilità femminile all’Alzheimer. Questi ormoni svolgono una funzione protettiva contro la morte cellulare e contro l'infiammazione che favorisce la formazione di placche, il cui accumulo è annoverato tra le cause della patologia.

Gli esperti hanno anche osservato che la presenza di testosterone (ormone maschile), rispetto agli estrogeni (ormoni femminili), durante lo sviluppo del cervello, favorisce un maggiore sviluppo e una crescita neuronale dell'ippocampo. Inoltre, le evidenze dimostrano che le fluttuazioni cicliche dei livelli di estrogeni nelle donne adulte conferiscono instabilità all’ippocampo.

Nelle donne, la variazione dei livelli di estrogeni agisce quindi sulla memoria. L'ippocampo è più sensibile di altre regioni all'effetto degli estrogeni e viene utilizzato meno dalle donne: per questo è più esposto agli effetti dell'invecchiamento. Non sono solo i muscoli ad invecchiare per lo scarso utilizzo, ma lo stesso accade anche alla funzionalità cerebrale, affermano gli autori della ricerca.

Ecco perché occorre allenare il cervello per combattere l'invecchiamento, attraverso programmi di esercizio fisico e di allenamento cognitivo.

Per prevenire l'Alzheimer nelle donne, i ricercatori propongono il ricorso a trattamenti comportamentali specificamente progettati, come l'orienteering, uno sport ancora poco noto in Italia che consiste nell'effettuare un percorso a tappe in un ambiente naturale, con il solo aiuto di una bussola e di una cartina geografica dettagliata in scala. Infatti, l'ippocampo è una regione specializzata nell'orientamento spaziale, per cui questo tipo di allenamento coinvolge questa struttura cerebrale più di altre.

I risultati di questo studio rafforzano ulteriormente l'importanza degli studi nell’ambito della medicina di genere e in questo caso nel verificare se le differenze di genere si associno ad un più alto rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer.

Fonte: Agi Salute

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